Con lo striscione “Contro l’ètat policier. Libèret Vincenzo” abbiamo partecipato a Genova sabato 7 dicembre al corteo “Disarmiamo Leonardo”.
Qui il volantino distribuito durante la manifestazione.
VINCENZO LIBERO! NO ALLA GUERRA!
L’8 agosto 2019 Vincenzo veniva arrestato a Rochefort En Terre, in Bretagna, sulla base di due mandati di cattura europei. Il primo presto risulterà essere “falso” perché la pena – relativa ad una condanna per gli scontri avvenuti a Milano durante la mobilitazione antifascista dell’11 marzo 2006 – era in realtà già stata scontata. Il secondo invece è al momento al vaglio della magistratura francese e riguarda una spropositata condanna a più 12 anni di carcere per “devastazione e saccheggio”, condanna relativa alle giornate del G8 di Genova 2001 ma diventata esecutiva solo nel 2012. Questa sentenza assurda non ha inseguito e colpito solo Vincenzo, costringendolo per otto anni alla latitanza; per lo stesso processo Marina ha passato circa 6 anni filati in prigione ed è ancora sottoposta al rientro notturno, Alberto e Ines se la sono cavata con qualche anno in meno ma non hanno evitato il carcere, Jimmy solo da poco può uscire dal carcere, dove si trova dal giorno del suo arresto in Spagna nel 2013, Luca invece si trova tuttora in prigione, dopo essere stato arrestato in Svizzera nel 2018.
Ma la caccia ai “manifestanti violenti”, ai “black block”, agli “incappucciati”, non si è neppure conclusa con il processo ai manifestanti di Genova, è invece continuata nei due decenni successivi, estendendo l’uso della “devastazione e saccheggio” a manifestazioni di entità sempre minore, come una grande spada di Damocle fatta oscillare sulla testa di chiunque in piazza osi manifestare radicalmente la propria opposizione o resistere alla polizia. (Il processo per gli scontri del 15 ottobre 2011 a Roma, che andrà a sentenza d’appello nelle prossime settimane, ne è una dimostrazione).
E se dopo Genova 2001 il codice penale di origine fascista grazie a questo reato maturato in pieno periodo bellico, cioè la “devastazione e saccheggio”, è venuto in aiuto a chi intendeva stroncare duramente un certo tipo di manifestazioni, lo stesso si può dire abbia fatto l’assenza di un altro reato, quello di tortura, nel facilitare quella manciata di poliziotti portati a processo, a cavarsela con poco: la maggior parte delle pene sono andate prescritte, le poche rimaste sono state parzialmente o totalmente indultate. Dunque mentre Vincenzo e gli altri condannati per il G8 di Genova venivano incarcerati o braccati dalla polizia di mezza Europa, i dirigenti di polizia incriminati per la sanguinosa gestione dell’ordine pubblico di quei giorni facevano carriera in tutta tranquillità, raggiungendo vertici talvolta anomali per dei poliziotti. È il caso ad esempio dell’allora capo della Polizia, quindi la figura con maggiori poteri e responsabilità nella pianificazione della gestione dell’ordine pubblico di quei giorni. Assolto anche grazie ad un sistema di amicizie e coperture consolidato, Gianni de Gennaro è diventato prima commissario dell’emergenza rifiuti a Napoli e, dal 2013, nientedimeno che presidente di Leonardo-Finmeccanica. L’allora capo della polizia è quindi ora alla guida della principale azienda di industria bellica italiana, come a ricordarci di quanto fronte interno e fronte esterno siano tra loro sempre più comunicanti.
Ma perché a comunicare tra loro non siano solo le stanze del potere occorre fare della solidarietà una forza in grado di rompere con l’isolamento, la rassegnazione e la paura.
In Francia la solidarietà con Vincenzo ha ostacolato l’esecuzione del mandato d’arresto, inceppando un meccanismo altrimenti rapido di rimpatrio. A Genova i portuali hanno bloccato il porto contro il transito di materiale bellico. Due lotte diverse tra loro che ci ricordano che resistere è possibile, oltre che necessario.