Sabato 8 ottobre abbiamo manifestato la nostra solidarietà a Vincenzo per le vie del quartiere Ticinese di Milano. Numerosi interventi hanno ricordato la vicenda di Vincenzo e la prossima scadenza di martedì 11 ottobre a Parigi urlando con forza che non ci deve essere nessuna carcerazione né estradizione verso l’Italia. Sono state ricordate le giornate di lotta di Genova 2001 ed il loro valore sempre più di attualità; ne è stata ricordata la forte repressione statale che ne è scaturita, prima nelle strade e nella scuola Diaz o nel carcere di Bolzaneto, e poi nei tribunale con la condanna di 10 compagne/i a centinaia di anni di carcere. Nove di loro hanno scontato questa pena (è stato salutato il compagno Luca Finotti da poco uscito di prigione) e Vincenzo rimane l’ultimo compagno che lo Stato Italiano vorrebbe portare in carcere. Si è ricordato come il fondamento giuridico di queste condanne si basa sul reato di Devastazione e saccheggio, ereditato dal codice Rocco del regime fascista. Si è messa in luce la contraddizione che i veri devastatori sono proprio gli Stati, da quello italiano a quelli protagonisti dei vari vertici internazionali come fu il G8 di Genova, che stanno portando ad un disastro ecologico, sociale ed economico le nostre società anche attraverso una sempre maggiore militarizzazione e vere e proprie guerre. Sono stati ricordati gli altri compagni che lo stato italiano, attraverso il Mandato di Arresto Europeo, ha proceduto a far arrestare: come Casper in questi giorni in Francia o Dayvid arrestato in Grecia (anche lui accusato di Devastazione e saccheggio) ed ora detenuto nel carcere di Civitavecchia. Si è ricordato come il sistema carcerario in Italia stia sempre più adottando forme di detenzione basate sulla differenziazione e l’isolamento in particolar modo attraverso il 41 bis (una forma di tortura) che è stato applicato tra gli altri ad un compagno anarchico da diversi anni in carcere. Si sono ricordate le lotte dei prigionieri in altri paesi come ad esempio quella dei prigionieri, donne e uomini, palestinesi. Di fronte a queste situazioni si è ribadito che l’unica strada percorribili è quella della lotta e della solidarietà. Solidarietà e sostegno che sono stati espressi con saluti e fuochi d’artificio fuori dal carcere di San Vittore dove il corteo è terminato portando ai detenuti tutta la nostra vicinanza.