In data 20 gennaio 2022 si è svolta la prima udienza presso la Corte di Giustizia Europea (CDGE) in Lussemburgo.
La Corte era composta da 5 giudici, presieduta da Kullike Jurimae (Estonia); l’avvocato generale Rantos Athanasios (Grecia); 3 avvocati della difesa in rappresentanza di V.V:
Catherine Glon, Amédéo Barletta, Paul Mathonnet, avvocato cassazionista.
Il governo francese era rappresentato da Anne Laure Desjonquères (Ministero degli Affari Esteri) in videoconferenza.
La Corte Europea era rappresentata da Sabine Gruenheid (Consigliere giuridico).
Il governo italiano non era rappresentato, nel senso che non si è presentato.
Infine erano presenti 9 membri del Comitato di sostegno da Parigi, Saumur e Rochefort en Terre.
L’udienza, durata più di due ore, era pubblica e a porte aperte; tuttavia tenuto conto del contesto sanitario attuale, i membri del Comitato di sostegno hanno seguito l’udienza su maxischermo in una sala attigua.
L’arringa della difesa é stata pronunciata da Paul Mathonnet, assistito dagli altri due avvocati.
La Corte ha quindi avuto un quadro completo di tutti gli argomenti presentati ed ha formulato diverse domande.
Dopo un primo quarto d’ora dedicato unicamente alla Difesa, i vari oratori hanno avuto la parola per presentare le loro argomentazioni e rispondere alle questioni sollevate dalla Corte.
Un’udienza molto intensa; la Presidente della Corte molto attenta e concentrata sulle diverse questioni sollevate a dimostrazione dell’importanza e della complessità della vicenda.
ll governo francese ha sostenuto che il MAE deve essere «semplice, veloce ed efficace» e basato sulla fiducia reciproca. La mancata applicazione del MAE porterebbe a un’incertezza giuridica dalle conseguenze imprevedibili. Di conseguenza, il MAE deve essere eseguito a tutti i costi.
La Commissione Europea ha detto che la questione «è un dilemma». Un termine pronunciato più volte e declinato in modi diversi, ma con la volontà di trovare un equilibrio e un compromesso su questa complessa questione sulla quale non sa cosa fare. Secondo la Commissione Europea spetta allo stato di esecuzione, quindi alla Francia, trovare questo equilibrio e a più riprese ribadisce che la Francia ha i mezzi per raggiungere un compromesso.
La Difesa ha ricordato che il MAE si basa sul «principio dalla doppia incriminazione»: ciò presuppone il riconoscimento della fiducia tra gli Stati, non di cooperare a una sentenza basata su un’azione delittuosa che non trova una corrispondenza nel diritto del paese di esecuzione (la Francia). In altre parole il MAE si basa sulla doppia incriminazione che impone di tener conto di ciò che non costituisce un reato in Francia: in questo caso il delitto di Devastazione e Saccheggio.
Seguiranno ulteriori aggiornamenti dopo che l’Avvocato generale emetterà il suo parere sempre presso la CDGE in udienza pubblica fissata in data 31 marzo 2022.